(conosciuto anche come Boemondo di Altavilla o Boemondo di Taranto) (1050/58 – San Marco Argentano, 3 marzo 1111), Principe di Taranto e Duca di Calabria, successivamente Principe d’Antiochia, fu uno dei signori feudali che partecipò alla Prima crociata.
Boemondo I fondò nei pressi di Otranto il Monastero di San Nicola di Casole, che ospitò una delle biblioteche più ricche del Medioevo.
Boemondo fu il figlio maggiore del duca di Puglia e di Calabria Roberto il Guiscardo, nato durante il matrimonio di quest’ultimo con Alberada di Buonalbergo, che fu più tardi annullato.
Fu battezzato col nome di “Marco” in onore al santo patrono di San Marco Argentano, ma diventò noto come Boemondo a causa di un leggendario gigante che portava tale nome.
La guerra contro l’Impero Bizantino
Servì sotto suo padre nel grande attacco contro l’Impero bizantino1080-1085 e comandò i Normanni durante l’assenza del Guiscardo (1082-1084), penetrando in Tessaglia così come a Larissa, venendo però respinto da Alessio I Comneno.
Quest’antica ostilità nei confronti di Alessio ebbe grande influenza nel determinare l’andamento il corso della politica del suo regno nel periodo che va da Boemondo (che suo padre aveva destinato al trono di Costantinopoli) a Ruggero II.
Quando Roberto il Guiscardo morì nel 1085, Boemondo ereditò i possedimenti adriatici di suo padre che tuttavia furono perso subito per mano dei Greci, mentre il suo fratellastro minore Ruggero Borsa ereditò la Puglia e i possedimenti italiani.
La guerra fu infine risolta grazie alla mediazione di Papa Urbano II e il riconoscimento di Taranto e di altri possedimenti a Boemondo.
Sebbene Boemondo avesse ricevuto un piccolo principato (un possedimento allodiale) per se stesso nel “tacco dello stivale” dell’Italia meridionale come compenso da Sikelgaita dopo la sua rinuncia ai suoi diritti sul ducato, egli mirava a conseguire un prestigio assai maggiore per sè.
Il cronista Romualdo disse di Boemondo che “egli sempre cercava l’impossibile”. Nel 1096 Boemondo, insieme a suo zio Ruggero I il Gran Conte di Sicilia, stava attaccando Amalfi che s’era rivoltata contro il duca Ruggero, allorchè bande di Crociati cominciarono a passare, nell’attraversare l’Italia di ritorno da Constantinopoli.