Storia
Nel 1600 per “nobilitare” la Strada Nuova, la cui costruzione era stata voluta da D. Bernardino Cardenas, duca di Maqueda e vicerè di Sicilia, veniva aperta all’estremità settentrionale La porta si trovava nel lato opposto rispetto alla Porta di Vicari nell’omonima strada, fu edificata nel 1600c. una nuova porta che il Senato palermitano chiamava Cardenas dal cognome del vicerè, ma che effettivamente venne sempre denominata Maqueda. Ci riferiscono i cronisti del tempo che per la realizzazione di questa porta si rese necessario demolire parte del baluardo che qui sorgeva, stranamente chiamato “della donna vedova” o più comunemente detto di S. Giuliano” per la vicinanza all’omonimo monastero oggi non più esistente.
L’architettura
della nuova porta era molto semplice: un fornice di modeste dimensioni costruito in pietra da taglio, ma privo di ornamentazione. Attraverso la nuova porta il 17 luglio 1624 fecero ingresso nella città le presunte ossa di S. Rosalia, ritrovate nella grotta sul Monte Pellegrino il 15 dello stesso mese e trasportate a Palermo per far cessare la peste che imperversava. Nel 1776 si provvide a demolire sin dalle fondamenta la porta, allo scopo di edificarne una nuova. E tale porta, come riferisce un diarista dell’epoca, venne costruita “nobilitandola con due piramidi” o meglio piloni “ con stanze al di dentro, senz’arco al di sopra, e tutta restando aperta, giusta l’idea dell’eccelsa porta Felice del Cassaro”. Ma la nuova porta ebbe breve vita. Infatti, nel 1780 il pretore Antonino La Grua, marchese di Regalmici, ne disponeva la demolizione e faceva costruire una terza porta dandole “ la simmetria istessa della maestosa porta Felice, cioè con late colonne, sebbene in pietra rustica, balaustrate e lapidi, aperta senza arco, formata da due piramidi, poco meno dissimile dalla distrutta”.Quest’ultima porta venne demolita verso il 1880 per la creazione dell’attuale piazza G. Verdi, dove sarebbe sorto il Teatro Massimo , in previsione del quale vennero abbattuti i vicini complessi conventuali delle Stimmate e di S. Giuliano.